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venerdì 30 dicembre 2016

Un gioco per le feste. Versione cittadina

La condizione ottimale sarebbe, innanzitutto, di non averla mai vista. Non sapere che forma abbia, di che colore sia, dove sia collocata e perché sia così famosa. Saperla solo di nome: la ghirlandina (e badate bene che l'articolo in questo caso è fondamentale)
E allora sì, che sarebbe un attimo di grazia, percorrendo viale Trento Trieste in direzione nord, giungere all'incrocio con via Emilia e, complice un giallo inatteso, voltare appena la testa verso sinistra e - meglio se in un cielo fosco e nebbioso, come tutte le piccole gioie più faticose - vederla stagliarsi là, a illuminare col suo bianco eterno il grigio di un'operosa e spesso assente città.

Eccola, è lei! Laghirlandina. Benvenuti a Modena.

Ma anche se l'avete ammirata in cartolina, o sfogliata su un sito dedicato ai patrimoni Unesco, incontrata sul libro di geografia delle elementari o addirittura se la ignorate tutti i giorni, andando al lavoro di fretta e senz'anima, il mio consiglio è di regalarvela innanzitutto così: con un'occhiata fugace e affamata tra viale Trento Trieste e via Emilia (quante ne ha viste, di occhiate fugaci e affamate, anche lei, cara la nostra via più antica: ma questa è un'altra storia), in bilico tra il clacson dell'auto dietro al permanere del verde e il minuto successivo della propria organizzata esistenza.



E se poi vorrete compensarvi per questa pensata e regalarvi nel festeggiarla qualche pacchettino di calorie confortanti, sappiate che alla pasticceria Zeta, nonostante l'apparenza e la fama possano trarre in inganno - è la pasticceria di uno dei quartieri più altolocati della città (ci abita pure Lei!), e vanta frequentazioni di suv in terza fila e di nasi che sentono puzze in grandi quantità - un bicchierino gratis di acqua, accanto al caffè, ve lo mettono sempre, e chiedono ogni volta se lo si preferisce naturale o gassato. Lo fanno anche con i clienti che la puzza non la sentono, perché ci vivono immersi, come quei quattro operai sgangherati che ho incontrato al banco una volta che avevo deciso di comprare lì dei dolcetti per festeggiare con la mia classe che avevamo finito il primo volume della grammatica greca. Lo fanno anche quando capitano al banco gli operai e quando vengono a fare colazione i barboni; eh sì, perché la pasticceria Zeta, oltre a regalarti il bicchierino - e la scelta, cosa ancor più difficile da donare: pensateci bene! - ha pure dei prezzi bassissimi.

E se una volta usciti ben pasciuti e dissetati dalla pasticceria Zeta vi verrà un'improvvisa ed irrefrenabile voglia di piangere, basterà svoltare a sinistra all'incrocio successivo: l'ampio ed apparentemente inutile parcheggio di via Mario Vellani Marchi (piacevole anche da contemplare nella pagina dei risultati di google immagini) offre uno scenario adatto e ricco di riserbo: ben due volte mi è capitato di usufruirne a tal proposito, dopo aver gironzolato con gli occhi umidicci senza meta e senza voglia di casa. Nessuno sbriciava dietro ai vetri della panda, nessuno turbava con ingombranti passaggi un momento tanto delicato; poco oltre un piadinaro offriva, a sfogo terminato, un ristorante diversivo. 


Un buonissimo anno a tutti coloro che passeranno di qui nelle prossime ore, quindi, e un augurio speciale a quelli che decideranno di passare anche da Modena, per assaggiare - in una delle tre strampalate forme sopra proposte - un pezzettino della Grazia che ho momentaneamente appoggiato qui.





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